… un brusco e violento agitarsi del calzino pone fine al sonno di
Leto Marinetti.
Il calzino si dimena,
si stringe, si contorce e si allunga bruscamente, come ogni mattina,
tutte le mattine e come ogni mattina lui rimane contrariato del suo
comportamento. Eppure, basterebbe poco, per migliorare la qualità
dei suoi risvegli. Potrebbe far partire un diffusore di musica
ambientale, con volume crescente, o decidere di farsi massaggiare dal
cuscino robotizzato. Oppure, se proprio vorrebbe qualcosa di
energico, potrebbe svegliarsi al trillo di una bella sveglia vintage
di inizio millennio: almeno quella la si poteva lanciare lontano e
continuare a dormire.
No! Lui vuole essere
scosso energicamente, vuole essere strattonato in modo barbaro. Gli
sembra che ripartire da quella piccola violenza mattutina, gli dia
più carica per affrontare la giornata…
Ma oggi no! Oggi
avrebbe voluto un’altro tipo di risveglio. Con stizza, tira via il
calzino e si siede sul suo letto bionico. Con gli occhi ancora
impastati muove leggermente le sue palpebre per attivare l'ologramma.
Con un’altro, impercettibile, movimento comincia a scorrere le
pagine del giornale online, come fa sempre ogni giorno,
macchinalmente. Non per un reale interesse ma per abitudine, perché
lo ha sempre fatto e forse per continuare ad avere un flebile
contatto, con l’accadere delle cose.
Si accorge di essere
già sudato.
Sono appena passate le
sette e trenta e un caldo soffocante preannuncia una giornata
bollente. Ormai le temperature medie, in estate, non scendono più
sotto i 46 gradi; tendenza che si è via via alzata negli ultimi
decenni, costringendolo a vivere in una casa-bunker idronizzata.
Leto Marinetti si
prepara all’evento, resosi ormai inevitabile e non più
rimandabile. Una decisione che ha maturato e consapevolizzato negli
ultimi mesi, complice un progressivo allontanamento dalle cose della
vita. Non riesce più a trovare emozioni in tutto quello che fa. Le
sue giornate scivolano via, tutte uguali, monotone e insensate.
La preparazione è
stata minuziosa e, per certi versi, piacevole. Raccogliere i ricordi
di una vita, dare loro significato temporale, applicare loro una
cornice auto celebrativa... si, è stato piacevole e, a tratti,
emozionante.
Si scioglie,
definitivamente, la sua irritazione e il suo pensiero scivola verso
uno stato di calma meditativa. Non può non pensare al suo passato,
alla sua lunga vita: banale, ordinaria, senza particolari sussulti,
con pochi momenti lieti. Anzi, a voler essere onesti, la sua è stata
un’esistenza piatta e infelice, fatta di solitudine e indifferenza.
Il suo è un resoconto fatto di bassi, di bicchieri mezzi vuoti, di
scelte sbagliate, di incontri non consumati. Di quello che avrebbe
potuto essere e non è stato.
Si siede un attimo sul
wc per espletare le sue funzioni e i sensori elettronici,
automaticamente, lo informano dell'ottimo stato dei suoi parametri
vitali; Leto Marinetti sorride, senza muovere i muscoli del viso. Il
suo è un sorriso mentale, ormai, questi ragguagli non lo interessano
più. Muove le ciglia e la sua immagine si rivela su un ologramma
trasparente.
Un volto di vecchio,
sfatto, con profonde rughe inespressive, i capelli bianchi, lunghi e
sfilacciati, gli occhi chiari e luminosi, ignari del tempo passato.
Un tempo lunghissimo, un tempo di cui stenta a riconoscere i margini.
Un tempo che ha fatica tiene conto dei suoi centoventotto cicli di
vita.
Alle undici esce dal
suo bunker e si incammina, senza fretta, verso il vicino centro di
auto-terminazione responsabile. Accaldato, il passo stanco e nervoso
per via dell’esoscheletro che lo sorregge.
Rivive nella mente il
momento esatto della sua decisione. Non vi trova segnali di
pentimento, ne di commiserazione. Solo fermezza, determinazione
responsabile e matura. Era arrivato a quella conclusione anche prima,
circa cinque cicli di vita precedente, ma in quella circostanza,
dovette rinunciare per via di ripensamenti che gli avevano impedito
di andare avanti.
Alle undici e
quarantacinque del 29 Luglio 2175, Leto Marinetti, entra nella sua
capsula di ultimo ravvedimento. Subito viene accolto dal suono
melodioso e dalla voce travolgente di Lisa Gerrard; Il suo amore per
la musica si era identificato spesso, nella voce della vocalist dei
Dead Can Dance. Melodie capaci di farlo levitare sulle meschinità
dell’essere umano. Un leggero profumo di lavanda che subito dopo
muta in forti sentori di incenso e tabacco cubano, integrano le
suggestioni sensoriali, mentre sulle pareti della capsula si spalmano
le immagini più importanti ed intense della sua vita. Le sensazioni
invadono la sua anima e sfumano sugli inevitabili ricordi. Il suo
sincero intento di riconciliarsi con se stesso, per tutto l'amore che
non ha concesso, per tutti i no e per le tante cose sbagliate che non
ha saputo correggere, svaniscono nel nulla.
Ora il timer gli
ricorda che è tempo di scelte.
Leto Marinetti si
concede quello che potrebbe essere il suo ultimo desiderio, un goccio
di intensa poesia chiamata Recioto, poi concentra la sua attenzione
davanti a sé. Un tunnel di luce sembra volerlo invitare. In mezzo,
una gemma rossa con la scritta “GO” e accanto una più piccola,
nera, con la scritta “STAY” attendono la sua azione.
Inspira lungamente,
quasi a raccogliere le sue ultime briciole di energia. Poi, con un
movimento secco e preciso del palmo della mano, schiaccia il pulsante
rosso. Un odore acre, con reminiscenze di ciclamino selvatico, invade
la capsula.
(Angelo Zzaven Aprile 2019)
Immagine della serie: L'irrimediabile andare 2016 ©angelozzaven |
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