David LaChapelle

David LaChapelle - Curtesy Patrick McMullan

Il mio modo di fotografare è molto istintivo, preferisco basarmi sulle mie emozioni, anziché su un approccio intellettuale nei confronti della persona con cui lavoro, adoro giocare con lei per costruire insieme una storia fotografica. Da queste decine di foto che scatto, spesso ne scelgo una sola. Il punto centrale del mio film ideale con un inizio, una parte centrale e una fine. La mia idea è quella di creare in continuazione.
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Amo creare tramite l'uso della fantasia, tramutando in immagine i miei sogni.
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L’arte è stata una vocazione, ho sempre saputo che sarei diventato un'artista.

Photo David LaChapelle
Non sono schiavo né della moda, né delle celebrità. Sono nelle condizioni di dire no a chiunque e di potere fare foto che non riguardino solo il vestito o la marca che si pubblicizza. La fotografia usa la moda e viceversa, ma io uso la moda come un ingrediente del mio lavoro. Anche remunerativo, ma non imprescindibile.
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Le immagini mi appaiono semplicemente in testa, vivo e lavoro in maniera molto intuitiva senza pensarci troppo; seguo le immagini che mi appaiono in testa e le creo.
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Se dovessi fare una foto al Papa - cosa molto improbabile a meno che lui non mi chiami per una foto tessera - lo ritrarrei mentre si lava i denti.
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Provo a fotografare l'in-fotografabile.


Photo David LaChapelle
Il lavoro di un fotografo è quello di rapportarsi al soggetto che ritrae. La foto di Fidel Castro che beve una Coca Cola immortala qualcosa di semplice, ma anche carico di significato e di energia. Sebbene Castro abbia bevuto decine di bottigliette di Coca Cola, quella foto è di per sé un evento.
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Una foto racconta un qualche piccolo evento e la sua impressione che questo ha nella mia mente.

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Federico Fellini, Andy Wahrol e Gesù. Ognuno a modo suo ha cambiato la mia vita.


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